Tuesday, September 20, 2011

IL VIAGGIO NEL CUORE DELLA TERRA. DA LAS VEGAS ALLO ZION



INTRODUZIONE:
2° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
Sono quasi due anni ormai che viviamo in California e il tempo sembra spalmarsi senza una regola precisa: certe volte sembra scorrere veloce, altre volte sembra non finire mai.
Sono anni che immagino di fare un viaggio nel Grand Canyon, ma era sempre rimasto un progetto sognato, ma ora sono qua: a poche ore di distanza da uno dei miei sogni.
La mia insegnante di inglese-americano , un anno fa, mi ha regalato la vecchia mappa di un viaggio fatto da lei in gioventù negli stessi luoghi da me sognati, e mi ha vivamente consigliato un tragitto nei parchi del Grand Canyon.
Come ogni 5 settembre, in occasione del nostro anniversario di matrimonio, ci siamo regalati un viaggio.
E’ stata un’avventura che si è scritta in itinere, senza piani prestabiliti, senza alberghi prenotati, solo qualche mappa e le tasche piene dei soldi risparmiati durante l’anno. 4 gli avventurieri alla scoperta dei Canyons: Roberto,suo fratello, un nostro amico Giapponese ed io. Abbiamo preso un aereo a Sacramento esiamo arrivati a Las Vegas dove abbiamo noleggiato una macchina con cui abbiamo attraversato Nevada, Arizona e Utah.
LAS VEGAS
Las Vegas è un immenso parco giochi per adulti in Nevada.E’ la città degli eccessi, dove non si riuscirà mai a vedere una stella in cielo per via della troppa illuminazione artificiale. Luci colorate e intermittenti che si rincorrono per le strade e nei Casinò, dove le macchine mangia-soldi richiamano le speranze di persone che sognano di risolversi l’esistenza con una manciata di banconote buttate sui tavoli da gioco.
Ho visto qualcuno dormire sulle panchine là fuori , chiedendo elemosina sui passaggi tra una strada ed un’altra. Sono quasi certa che quelli siano tutti destini giocati al Casinò fino all’ultimo centesimo.
Las Vegas si sveglia di notte e si mette un bell’abito da sera.Camminando per la strada principale , si incontrano donne bellissime e giovani che ancheggiano su tacchi vertiginosi , limousine bianche e nere con i vetri oscurati , autobus che fanno la spola da una sala da gioco all’altra. Il motto locale è “ tutto ciò che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas”. E’ una notte fatta di fontane danzanti ed equilibristi,fatta di Elvis dorati che chiedono dollari per farsi fotografare con te, fatta di alcol consumabile anche per strada, una notte di taxy e di lustrini, fatta di tante monete che tintinnano nelle slot machines e di croupier che spazzano a se o lontano da sé le fiches puntate alla roulette.
E’ una città dove tutto è imitazione dell’originale, una lunga strada di Hotel dedicati alle più famose piazze del mondo. Hotel che non costano molto, con attrazioni spesso gratuite, o comunque a basso prezzo, dotati di ogni comfort. Il lusso , a Las Vegas, diventa un'attrazione possibile a tutti, per il tempo in cui si resta là.C’è una piccola Venezia e una bellissima Roma con la fontana di Trevi, ma anche una Tour Eiffel, una piccola New York e una riproduzione della Piramide Egiziana . Tutti Hotel. C'è anche un tempietto buddista dove la gente prega, accendendo incensi, per ottenere una vincita(un pò dissacrante,direi...).
Abbiamo camminato per 3 ore nella"Strip"* ,con una temperatura di 40 gradi! Las Vegas va a dormire alle prime luci dell’alba e ricomincia daccapo ogni giorno col suo circo di nani e spogliarelliste.
* la strada principale dove si trovano tutti gli alberghi.

GRAND CANYON SOUTH RIM.
I costi di alberghi e campeggi vanno aumentando man mano che ci si avvicina all’entrata del Grand Canyon. Meglio trovare una qualsiasi sistemazione per la notte lungo la strada. Avevamo due tende comprate a poco prezzo. A Flagstaff c’è un noleggio di cose per campeggio, ma non avremmo potuto riportare indietro la roba poiché il nostro viaggio sarebbe proseguito a diritto.
Il primo posto utile che abbiamo visto era un campeggio sulla strada che conduce al parco. Si chiama “The Flinstones” ed è veramente minimale, non potevamo stare a cercare altro poiché la notte stava già scendendo e c’era urgenza di sistemarci.
L’indicazione per la registrazione puntava il minimarket in pietra stile primitivo. Un signore sulla 60ina , pelle scura, capelli lunghi e grigi , senza denti ,stava dietro al bancone .Era lui che si occupava di assegnare i posti tenda.
Il Campeggio era una specie di parcheggio adiacente alla strada.
In 4 persone abbiamo speso solamente 16 .50 dollari a notte! Non che il luogo fosse il massimo, anzi era un mezzo schifo, ma ci ha permessi di riposare e di partire l’indomani in direzione Grand Canyon.Altra speciale condizione era il 10 % di sconto al ristorante di fianco. Questo ristorante è in un’ altra piccola casetta in stile Flinstones , dentro c’è anche un negozietto di souvenir. Un posto che dall’aspetto non invita sedersi al tavolino.Ma mai giudicare una cosa solo dall’aspetto! Infatti il cibo è semplice, ma buonissimo, hanno le loro specialità e sono famosi per il caffè che costa 5 centesimi!
Le persone che frequentano quel posto sono tutti uomini di campagna con i cappelli da cowboy e le camicie a quadri, che arrivano sui Pick-up e chiamano per nome le cameriere(due donne sui 50 anni).
Sembrava di stare in una di quelle sit-com americane ambientate nei ristorantini locali! Tutto stava andando bene, finchè una serie di nuvole ha coperto il cielo. Durante la notte ha piovuto tanto da iniziare ad allagarci le tende.
Ci siamo svegliati all’alba e abbiamo riportato in macchina i sacchi a pelo e gli zaini, ma abbiamo lasciato le tende là ad asciugare e siamo corsi a fare una bella colazione con caffè per 5 centesimi. Il ristorante era pieno di secchi piazzati qua e là a raccogliere la pioggia che filtrava dal soffitto, ma le cameriere sembravano felici, ascoltavano la loro musica country e ti elencavano i piatti speciali del giorno con fare gentile.
Le previsioni del tempo mettevano pioggia per tutta la settimana.Abbiamo deciso di passare ai Flinstones un’altra notte, perchè il gestore del campeggio si era offerto di darci una stanzetta per tenere le valigie all'asciutto, permettendoci di dormire in macchina nel peggiore dei casi.
Un uomo seduto al tavolo vicino mi ha detto che quella pioggia era benedetta poiché era delicata e pioveva da ore. Solitamente i raccolti vengono sciupati da temporali brevi e violentissimi.
Abbiamo atteso poche ore e poi è ritornato il sole. Siamo così felicemente partiti in direzione del Gran Canyon, Arizona.
Il cielo rimaneva chiazzato di nuvole, ma la vista era abbastanza buona e la luce filtrava tra le rocce rendendo il posto anche più suggestivo che in un giorno di sole.
Il primo parco del Grand Canyon mi ha aperto davanti agli occhi l’immensità e la profondità della Terra, ma la potevo vedere solo al di là di percorsi transennati e prestabiliti. L’unico modo per immergercisi veramente sarebbe stato scendere giù a piedi ,oppure usando dei poveri muli..A piedi sarebbero state circa 12 ore di cammino tra andare e tornare.Una cosa che per noi 4 non era possibile, non essendo attrezzati ed allenati.
Ci siamo serviti di un piccolo bus che porta i turisti nei vari punti di bellavista. Abbiamo fatto molte fotografie, abbiamo atteso il tramonto che fa emergere i colori rossastri sulle gigantesche rocce e abbiamo visto il Colorado scorrere laggiù sul fondo. La natura mette in scena uno spettacolo mozzafiato!! Quando il sole è tramontato del tutto abbiamo preso l’ultimo bus e siamo ritornati alla macchina.
La seconda notte in tenda è andata bene , fortunatamente non ha piovuto e la vacanza è continuata in luoghi ancora più belli (ed è incredibile da credere) di questo appena visto.
STRADA FACENDO..
Lo scenario cambia, se ne vanno i percorsi costruiti per turisti e si entra veramente nella pancia di Madre Terra, luoghi desertici e silenziosi, un mare fermo di montagne e pianure, ove un tempo vivevano indisturbate le tribù della prima nazione.Si capisce subito il perché di cotanta sintonia di certi umani con gli elementi naturali: camminando in queste valli dalla terra rossa, ti senti un tutt’uno con ciò che ti circonda. E stavolta il "ciò che ci circondava" non era disturbato dalle voci della gente, o dai flash delle mille macchine fotografiche. Ciò che ci circondava era la maestosità di una natura che può tutto, perché sta là dall’era primitiva registrando e rimostrando tutte le ere geologiche che l'hanno segnata.In origine questi luoghi erano coperti dall’Oceano, poi la terra ha cominciato ad emergere e ad asciugarsi, diventando crosta terrestre. Abbiamo trovato un’ area dove giacciono fossili di animali preistorici e le loro impronte.Un nativo ci ha voluti accompagnare nel piccolo percorso tra le rocce , facendoci da guida. Abbiamo visto resti di dinosauri, di coccodrilli primitivi, impronte di pterodattili ed anche di giganti T Rex! L’uomo ci mostrava tutto questo, evidenziandolo con un piccolo getto d’acqua che andava a scandirne contorni. Ci ha anche permesso di portare via dei fossili di corallo marino, rimasti là con la siccità. Se ne trovano in abbondanza su quell’infinito terreno di sabbia solida. Questa guida ci permetteva anche di toccare i fossili, consegnandoci tra le mani i resti di ossa primitive pietrificate.
Alla fine del piccolo tour, stavamo pensando di dare una mancia a quest'uomo che , spontaneamente, ci aveva accompagnato per quei 10 minuti.Però egli ci ha anticipati dicendo: -bene, ora mi dovete dare 10 dollari a testa!-
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CANYON DE CHELLY
Il Canyon de Chelly è situato nella Navajo Nation, ad un'ora dall'Arizona. Gli Anasazi erano i nativi originari, la terra è fertile ed ha favorito i successivi insediamenti umani (Navajo). In questi territori sono avvenute molte battaglie contro gli Spagnoli.Forse in pochi sanno che oggi questi terreni sono minacciati dall'inquinamento di Uranio e che i Navajo protestano da anni senza che le loro voci possano conquistare le prime pagine dei giornali mondiali...
Svegliati all’alba , dopo aver alloggiato in un albergo gestito da Navajo, ci siamo diretti al Canyon de Chelly. In tutta l’area di Riserva sono proibite, per legge tribale, tutte bevande alcoliche.
Abbiamo deciso di scendere a piedi fino alla White House che è una gola nella montagna , sul fondo della quale ancora vivono alcuni autoctoni. E’ un cammino di un paio d’ore, che non richiede particolare allenamento fisico.
Ci siamo fermati a prendere le dovute informazioni al centro informazioni del parco.C’era una bambina Nativa Americana..Pensando alle foto di quando avevo la sua età(cioè sui 3 anni), era davvero forte la nostra somiglianza nel viso ; lei era solo un po’ più paffuta e scura...Mi sono fermata a guardarla, era proprio bellina!Anche lei mi fissava curiosamente da dietro le gambe del nonno. Tutto ad un tratto mi ha spalancato un sorriso.Abbiamo iniziato a giocare , cercandoci e poi scoppiando a ridere, facendoci le facce buffe o guardandoci l’un l’altra a testa in giù. Siamo andate avanti finchè gli altri non sono venuti a chiamarmi, allora la bimba mi ha fatto ciao con la manina. Ho chiesto il suo nome e il nonno ha risposto per lei: -si chiama Faith..-
L’ho vista uscire di corsa guardandosi attorno , forse pensava che mi fossi nascosta, giocando ancora..Invece la nostra macchina partiva per un’altra esperienza nel cuore della Terra.

Una roccia, chiamata Spider Rock, circondata da montagne sabbiose, ci ha strappato qualche momento fotografico. Questa roccia è legata alla mitologia Navajo: la donna ragno. La leggenda dice che c'era un'entità femminile che abitava la parte superiore di questa roccia e dall'alto proteggeva il popolo contro i mostri maligni del mondo.
La terra qui è una sabbia marrone-rossastro , immobile, sottilissima, brillante. E’ prevalentemente a questa che si deve porre attenzione quando si affronta il cammino nel lato interno della montagna, perché rende il suolo sdrucciolevole. All’inizio del tragitto è meglio non guardare giù per evitare la sensazione di vertigine. Ma il tratto un po’ pauroso è brevissimo, poi il percorso si allarga e si può scendere serenamente. Le montagne sembrano innalzarsi man mano che si scende, si incontrano i primi arbusti , cactus e i primi alberi mossi da una brezza leggera.
Si attraversano due piccoli tunnel. Nella roccia ci sono due tunnel e , poco dopo il secondo, compare un cartello che avvisa i visitatori di non fare fotografie ai Navajo senza il loro espresso consenso. C’è poi un corso d’acqua , che in questo periodo è un fiume di argilla rossa, morbida, setosa. Poco più avanti ci sono una fila di banchetti dove i Navajo vendono i loro manufatti.
Siamo tornati indietro, io sono andata a mettere le mani in quel fango, ho abbracciato gli alberi e mi sono riposata godendo di una brezza delicata che muoveva le foglie. Dopo un attimo di tregua siamo ripartiti a piedi risalendo la roccia.

MONUMENT VALLEY e gli “Indiani” d’America...
Abbiamo viaggiato ancora un poco e siamo entrati nello Utah, dove si trova il parco di Monument Valley. Monument Valley non è compresa nel biglietto che si era fatto all'inizo e che include la visita a tutti i parchi nazionali. Per visitare la Monument Valley si pagano ulteriori 20 dollari (a macchina).
Ho sempre immaginato quel posto come una distesa infinita e sperduta di terra, dove l’occhio si perde. La realtà non è lontana da questa idea.Qui il vento e la sabbia, nel corso di secoli e secoli, hanno creato vere e proprie sculture. Le montagne sono lavorate dalla natura che le ha colorate con tutte le sfumature di rosso e che si illuminano dall’alba al tramonto, cambiando i profili delle pareti.
La sabbia di Monument Valley è la più rossa e fine che si sia trovata in questo viaggio attraverso i Canyons. Il passaggio delle automobili solleva nuvole di polvere bronzata. Maestosa è la profondità del silenzio. Avevo come la sensazione di essere guardata da presenze invisibili nascoste tra le rocce. Armonia, pace e bellezza sono le caratteristiche di questo luogo che un tempo fu terra dei Navajo, i quali oggi non vivono più nei teepee! (questo è per rispondere a tutti coloro che mi hanno chiesto se ancora gli “indiani” siano nomadi e vivano nelle tende).
La storia qui si dispiega: un osservatore intelligente non può ignorare l’evidenza del fatto che siano stati compiuti feroci crimini contro i primi residenti.
Questa terra apparteneva a persone che sono state cacciate e massacrate da europei che poi hanno inventato e creato la Leggenda del West.
I films western, che hanno contribuito all’opera di depistaggio storico, sono stati girati tutti in queste zone e ancora se ne innalza il mito nei negozietti di souvenir.
I Navajo vivono appena fuori dal parco in case sparse qua e là, in una riserva che ancora gli appartiene e nella quale hanno perso quasi sicuramente il contatto con le loro antiche tradizioni. Ci guardano con fare distaccato e ci chiedono adesso di pagare.Pagare per tutto.Con i soldi, il più possibile che possano chiederci.
C’è una tangibile linea di demarcazione tra loro e noi, una dolorosa distanza che affonda le radici in una concatenazione di eventi storici e dalla quale loro sono tristemente usciti come minoranza. Qui estendo il discorso ai molti gruppi esistenti di Nativi Americani. I tempi moderni non hanno certamente risolto i loro problemi, che anzi si sono moltiplicati ed aggravati, facendo dei Nativi Americani (First Nation) un’etnia divenuta una minoranza fragile.
Se in origine queste popolazioni non avevano idea di cosa fosse il denaro, oggi è questo il loro interesse. Le Riserve sono di solito dotate di Casinò dove per lo più si riciclano risparmi delle famiglie che vi abitano e in zone più fortunate, dove c'è turismo, si creano giri di soldi che non sempre vengono impiegati beneficamente. Per tornare alle fantasie dei teepee; oggii Nativi americani ,che vivono in Riserva, seguono per lo più lo stile americano medio, ma senza una reale inclusione sociale. Il distacco sociale non esclude quindi la volontà di avere le stesse ricchezze (case, belle macchine, soldi) della maggioranza dominante. Non sono entrata a curiosare la loro vita , ma questa è l’idea che mi sono fatta da quando vivo in questo continente e li osservo. Ho parlato con una ragazza Navajo che viveva nella Riserva e che ha deciso di abbandonare quel luogo, poiché intriso di apatia. Mi ha parlato di una sterilità di interessi, dove spesso disoccupazione ed abitudini voluttuarie conducono la popolazione ad uno stato di malattia. In risposta alle problematiche della riserva sono state sancite regolamenti e leggi tribali, che dovrebbero svolgere un ruolo educativo e di supporto finalizzato a migliorare le condizioni di salute della popolazione, ma altre forze contrastano la totale riuscita degli intenti positivizzanti (conclusione che traggo anche considerando le generali delle condizioni di vita nelle Riserve del Nord America).
A questo punto vorrei tornare a parlare del turismo che segue la cosiddetta “Leggenda”. Ritengo opportuno un cambio di marcia da parte di tutti, cominciando a considerare i nativiamericani come persone umane, vittime di una discriminazione ancora in corso, non diversi da altre minoranze sparse per il mondo che si sono trovate a resistere ad una prepotenza. Ho voluto spendere queste parole nella speranza che altri di voi compiano lo stesso meraviglioso viaggio, ma con un po’ più di consapevolezza riguardo alle condizioni odierne delle popolazioni autoctone. Il problema è spesso quello di non riuscire a distinguere tra quello che si è visto nei film e quello che poi è la storia vera, o peggio ancora l’ignoranza di pensare che “Nativo Americano” significhi ancora l’uomo a torso nudo che corre a cavallo e lancia frecce ai bisonti pascolanti liberi nella prateria. Penso che il rispetto e l’accettazione del loro essere umani sia il primo passo da compiere, il secondo dovrebbe essere la cessazione dell’enfatizzazione di una leggenda che è stata concepita e costruita solo a vantaggio dei bianchi. Se poi vogliamo allargare i termini alla società, allora gli “indiani” vanno visti come un’etnia che sta subendo continui soprusi politici di cui quasi nessuno parla. Spero che questo mio doveroso discorso possa lasciarvi almeno qualche domanda in più, un po’ di voglia di vera informazione ed un po’ meno desiderio di partecipare ad iniziative depistanti che riconducono ad un’idea meramente spirituale di una verità che è ben altro.

UPPER ANTILOPE (Tsé bighánílíní )
Nel mezzo della prateria di sabbia rossa e piante grasse dell'Arizona, la potenza naturale ha creato una sorta di Tempio(Navajo Sandstone) che incredibilmente riassume e contiene tutto ciò che per le popolazioni locali era un tempo simbolo sacro.
Questa struttura è fatta di sabbia solidificata e ci si può camminare dentro.
Ai miei occhi sarebbe uno dei più grandi luoghi sacri, oggi è puramente un’attrazione turistica.
Si parte con una jeep guidata da una guida Navajo.Il costo è di 31 dollari a persona più mancia finale. Questo che io chiamo Tempio è una grossa roccia di sabbia solida, in cui l’acqua ha scavato un tunnel meraviglioso. Le alluvioni hanno scolpito le pareti della grotta creando insenature e protuberanze, ma anche buchi sul soffitto da cui ora la luce filtra creando iridescenze. Si vedono colori vivi che vanno dal giallo al rosso e talvolta il blu. In certi tratti sembrano onde, altre volte scivoli colorati ed in certi punti assumono forme di oggetti o animali.
Uno spettacolo senza tempo e senza paragoni. La cosa che mi ha veramente stupita è che in questo tunnel ci siano concentrati molti simboli associati alle culture Native Americane: il profilo di un’aquila, la sagoma di un orso, il coyote, la mano umana e il fascio di luce che dal cielo crea un cerchio sul terreno, il fuoco, l’acqua e addirittura due tronchi di cedro rimasti incastrati nelle insenature del soffitto.Non basta.C’è un piccolo tratto concavo in cui succede un fatto veramente affascinante: emettendo un suono di voce basso, questo rimbomba come fosse una lunga nota di un flauto di legno, o anche il battere prolungato di un tamburo. Io e la guida , sulla via del ritorno, siamo rimasti molto indietro rispetto al resto del gruppo.Ci siamo come separati per qualche minuto e quest’uomo mi ha trattenuta nel punto dell’effetto uditivo, facendo risuonare le pareti.Ho chiuso gli occhi e ho ri-sentito quelle vibrazioni arrotolarsi attorno al mio cuore , facendo eco ai miei stessi battiti.E’ stato un attimo suggestivo, in cui mi sono sentita accarezzare da una forza misteriosa. Mi sono quasi uscite le lacrime.
L’atmosfera creatasi è stata però rotta dallo scherzo perfettamente riuscito di un altro Nativo che stava venendo nella direzione opposta. Ci ha visti così presi dal momento vibrante e si è coperto il viso con un fazzoletto con stampato sopra un teschio. Ha atteso che riaprissi gli occhi e mi è venuto vicino al viso facendo: UOOOOOOOH!
Io sono saltata per aria dallo spavento e sono scappata in avanti. Abbiamo riso tutti e tre , prima di riagganciarsi al resto del gruppo.

BRYCE CANYON

Questo è il plateau degli anfiteatri scavati nella roccia. Ci sono rocce rosate che si ergono da una pianura con vegetazione. Queste rocce hanno la forma di tante piccole e grandi cattedrali. Queste sono state create dallo stesso effetto vento e sabbia , nei secoli deisecoli. Sembrano torri , aghi, spunzoni acuminati, stalagmiti rossastre, alberi, totem, figure longilinee che dividono lo spazio con altissime conifere.Le chiamano Hoodoo.
Il paesaggio qui si differenzia totalmente dai Canyon precedenti: l’aria è fresca e non siamo più in un’area desertica, ma in un bosco intervallato da rocce alte e strette.
Qui vivono moltissime specie di animali selvatici, centinaia di varietà di uccelli e tanti tipi di fiori e piante. Abbiamo incontrato molti cervi lungo la strada e tantissimi scoiattoli di montagna(che sono piccoli e velocissimi, striati di marrone, nero e bianco). Gli animali devono rimanere selvatici e quindi tutti i cartelli avvisano i visitatori di non approcciarli, di non dare loro da mangiare per nessuna ragione.
Questi animali non sono in uno zoo e devono pertanto continuare a sopravvivere nel loro habitat naturale. In rare occasioni si possono incontrare anche gli orsi.
Un cartello avvisa le persone di evitare il contatto di occhi con questi animali, perché verrebbe da essi percepito come segnale di volontà aggressiva . In caso sia l’orso ad approcciare con noi, il cartello chiede di fare rumore e di spaventarlo facendolo scappare. Si specifica di abbandonare subito il luogo, senza soffermarsi a scattare foto e si chiede di riportare l’esperienza al primo Ranger che si incontra.
Il meteo non è stato subito dalla nostra: la pioggia e il cielo coperto hanno reso grigiastra la prima parte del nostro tour all’interno del parco.
Ma abbiamo imparato a confidare nella variabilità di questo clima.
Poco dopo l’acquazzone, è uscito infatti il sole e abbiamo deciso di scendere a piedi per un percorso non troppo complicato. Anche in questo caso, l’essere consci dei propri limiti, aiuta a fare un’esperienza bellissima e sicura.
Non abbiamo trovato punti scivolosi e abbiamo camminato tranquilli in mezzo alle strutture rocciose che si innalzavano tutte intorno.Molte persone, compresi anziani, affrontavano quel cammino che scende e poi risale: sembravamo una lunga fila di formiche colorate.
Sul fondo della roccia c’è un ambiente verdeggiante, dove si possono vedere le marmotte. Nonostante fossimo attenti a vedere questi esemplari, non ci siamo riusciti. Però ci siamo divertiti a guardare i numerosi piccoli scoiattoli che si arrampicavano sui tronchi e ci si fermavano vicini. Ad un certo punto abbiamo udito il grido ripetuto di un rapace. Conoscendo bene il verso del falco , direi che quel grido fosse di qualche altro tipo rapace.Potrei azzardare a dire che quello fosse proprio il richiamo di un’aquila. Un acuto prolungato e potente che dall’alto riecheggiava fino in fondo alla buca in cui eravamo. Abbiamo visto volare nel cielo questo rapace, ma eravamo davvero troppo lontani per poter distinguerne i colori. Se quella fosse stata un’ aquila doveva essere un esemplare giovane, perché non sembrava un uccello con apertura alare grandissima.Se invece fosse stato un falco Red Tale, allora aveva una voce rara e potente!! Risalendo, ci siamo trovati di fianco alla Thor's hammer che è una roccia appoggiata su uno di questi hoodoo. Sembra in bilico, in pericolo di caduta ed invece sfida i venti e le gravità erigendosi come un trofeo.

LE CABINE DEI BISONTI
La sera in cui abbiamo lasciato il Bryce Canyon , in direzione Zion, tutti i posti per dormire erano al completo. Non riuscivamo a trovare una sistemazione e intanto stava scendendo la notte ed iniziando un altro temporale. Ad un certo punto, sulla nostra destra della strada , abbiamo visto un grosso indiano di legno con alle spalle l’insegna dello Zion Mountain ranch. Il cartello metteva qualche disponibilità per la notte. Abbiamo deciso di pagare qualsiasi prezzo pur di mettere il corpo sdraiato in un posto asciutto. Ancora una volta siamo stati fortunati. Qualcuno aveva appena disdetto la prenotazione: per noi un prezzo speciale di 150 dollari a notte in una casetta indipendente tutta in legno.
Era notte, non riuscivamo a realizzare ciò che è stato chiaro con le prime luci dell’alba: eravamo immersi in una prateria abitata solo da queste casette in legno e dal ranch con cavalli, mucche e ...BISONTI!
La mattina presto abbiamo visto i bisonti scendere in gruppo verso la parte bassa del Ranch, per poi risalire verso i boschi a metà mattina. Per me il bisonte è un animale bellissimo…sono rimasta ad ammirarli per dei lunghi momenti.C’erano anche dei cuccioli, simili ai vitelli delle più conosciute mucche. Il bisonte è un animale che non ha fretta, che ama sdraiarsi al solicchio e camminare piano verso l’acqua per abbeverarsi. Eppure si avverte nei suoi occhi che , all’occorrenza, è in grado di alzarsi in piedi e partire di corsa facendo tremare la terra. Che meraviglia di posto! Abbiamo deciso di rimanerci per due notti. La casetta di legno era veramente graziosa, all’interno un buonissimo profumo e due letti larghissimi per dormire beati.
Sono stati due giorni di pioggia forte, abbiamo brindato alla nostra fortuna nell’essere capitati là, nel poter godere del rumore della pioggia sul tetto di legno, del potersi fare docce calde in un bagno pulito, rientrando dalle escursioni in montagna . I 10 giorni di viaggio stavano concludendosi nel migliore dei modi. Unica pecca del luogo: il ristorante del ranch.Assolutamente da evitare.Una colazione semplice c’è costata 70 dollari. Quindi abbiamo scelto difarci qualche km in macchina, in cerca di altri posti per mangiare, per poi tornare alla base.

ZION
Questo Canyon è stato creato dal movimento opposto a quello del Grand Canyon: qui infatti non è stata la terra ad emergere , bensì l’acqua del Virgin River a scavare la montagna.
Essendo un ambiente ricco d’acqua è da sempre anche pieno di vita. Viene infatti considerato il santuario della Natura, con tante specie animali e vegetali che vivono in un equilibrio perfetto e senza inquinamento.
Vivevano là anche popolazioni di uomini che sono stati chiamati Antichi Puebloans e la tribù dei Paiute. Qualcuno di loro ancora vive in quell’area e porta avanti alcune delle proprie tradizioni, come la costruzione di cestini utilizzando le fibre di una pianta locale. Nel parco sono stati trovati numerosi vasi utilizzati dai Paiute per trasportare acqua , cibo e semi, lavorati con l’argilla del fiume e dipinti con colori estratti dalla polvere delle rocce. Siamo andati a vedere un filmato che spiegava un po’ di storia di questa formazione rocciosa e dell’ambiente in cui ci stavamo trovando.Ero proprio curiosa di sentire come ci avrebbero raccontato la quasi totale scomparsa delle popolazioni originarie.
Si sa che gli americani trovano sempre la maniera “soft” di raccontarti le loro versioni, ma qui la sfida era ardua, dato che la popolazione è quasi completamente bianca.
Beh, arrivati al passaggio cruciale ci hanno detto:- e poi la situazione sociale è cambiata ed è stato costruito il centro per i visitatori-, nessun accenno a COME la situazione sociale è cambiata, a COME gli autoctoni sono stati depredati delle loro terre. Intanto le immagini mostravano donne e uomini dei primi del ‘900 che scendevano dal primo treno che camminava sui binari appena costruiti e rimanevano estasiati dalla bellezza del paesaggio..Dei nativi nessun altra parola, tranne quella di un vecchio intervistato, che raccontava di come le canzoni spirituali e tradizionali siano state tramandate fino ad oggi. Si, vabbeh..e vissero tutti felici e contenti.
Abbiamo incontrato pioggia e temporale anche lì. Il cielo è rimasto sempre coperto e le fotografie ne hanno fatto amare spese.
Abbiamo intrapreso un percorso a piedi. Questo è stato per me il cammino dei profumi. L’aria è umida e fresca, la mia memoria mi ha riportata a quando da bambina camminavo nei boschi della Garfagnana.
Sono sempre rimasta indietro per annusare la corteccia degli alberi, il profumo nell’aria della terra bagnata e rimasta all’ombra , persino le pietre lungoil viottolo avevano un profumo.
Estasi per il mio olfatto da sempre molto sensibile.Il fango rendeva a volte scivoloso il passaggio e c’era da tenersi ben stretti al passamano per non picchiare la famosa “culata” in terra. Ad un certo punto abbiamo trovato una piccola cascata.
Sembrava un concerto d’acqua, l’acqua che scorre e che scroscia..anche questo mi ha riportato alla mia infanzia sul fiume a Pieve Fosciana. Si, vi sembrerà strano questo paragone, ma la memoria fa dei collegamenti straordinari e con me i profumi e i suoni sono un collante che rende tutto perfettamente logico. Per me esiste un unico disegno naturale, sono semmai le città fatte di cemento a fare le differenze nel mondo! La natura mette un pezzettino del suo tutto in ogni luogo, per lo ha nascosto negli odori.
Oltre ai numerosi cervi, ho visto un esemplare di BIG HORN , un animale bellissimo, grigio chiaro, con le corna enormi e arricciolate . Un ariete che camminava da solo, lentamente, nonostante la pioggia, verso la vetta della montagna.


CONCLUSIONI
Viaggiare da un posto all'altro ha spesso richiesto il minimo di un'ora di strada. Avevo con me il mio Mac portatile ed un taccuino su cui appuntare dettagli utili per questo Blog, che ho scritto strada facendo. Ho ritenuto importante condividere con il mondo la mia esperienza, poichè questo è un viaggio che merita di essere raccontato, sia per le bellezze naturali che si incontrano, sia perchè nella fantasia di molti ci sono questi luoghi resi famosi da film e dai fumetti. Come sempre ho tenuto conto di fare un reportage delle mie memorie , aiutandomi anche con gli scatti fotografici della mia Nikon D5000. Spero che vi sia piaciuto viaggiare, attraverso le mie parole , sui sentieri che percorrono una delle culle terrestri più antiche.