Tuesday, May 11, 2010

WHOLE EARTH FESTIVAL

Ero ansiosa di partecipare a questa festa, principalmente perche' sapevo di poterci trovare in vendita il flauto dei Nativi Americani. Questo e' il flauto suonato dal Kokopelli che e' lo spirito della fertilita', rappresentato da un danzatore che lo suona. Sappiamo che non si puo' parlare de LA LEGGENDA, come non esiste LA TRIBU' ; per essere corretti bisogna sempre usare plurale poiche' esistono piu' di 500 tribu' ed ognuna ha i propri usi e costumi.Anche il nome KOKOPELLI non e' universale, ma e' quello piu' conosciuto.
Vi spiego di cosa si tratta anche per farvi capire perche' ho desiderato cosi' tanto questo stumento, indipendentemente dal fatto che so suonicchiare il flauto traverso e conosco le note..Per suonare questo flauto di legno non serve avere imparato a leggere il pentagramma, serve solamente avere un
cuore aperto ed una sensibilita' tale da percepire le vibrazioni degli spiriti che danzano, richiamati dai suoi melodici suoni.
Diciamo che talmente si differenziano le credenze in fatto di Kokopelli , che per alcune tribu' questo era uno spirito burlone e per altre era uno spirito buono. E' difficile anche generalizzare su quale sia la storia, ma provero' a farlo rifacendomi alla leggenda Navajo , per i quali questo era il Dio dell'abbondanza e della fertilita'. La pioggia, che e' l'elemento che genera la vita, poteva essere richiamata dal suono di questo flauto e questo spirito , che portava con se dei semi, insegno' alle persone a coltivare.
In alcune leggende il Kokopelli suonava e faceva sciogliere la neve, trasformandola in acqua, il sole usciva con i suoi raggi caldi e tutti gli animali erano richiamati dalle melodie del flauto al punto che si radunavano attorno per sentirne le canzoni.Queste canzoni addolcivano la terra e la preparavano a ricevere i semi.
Devo dire anche che il Kokopelli e' un immagine disegnata sulle rocce di posti molto lontani tra loro, come se fosse un'identita' realmente esistita che ha viaggiato tra i popoli..Un viaggiatore, un mercante o comunque un essere venuto da chissa' dove per portare felicita' a chiunque lo incontrasse...

41esimo FESTIVAL DELLA TERRATutto era gia' allestito e pronto ad iniziare dal Venerdi.Il Campus Universitario di Davis era rapito dal profumo di incenso e dai suoni di tamburi e musiche new age.
Si preparavano gli stands dei venditori intorno al prato verde, lasciato libero per uno spazio molto particolare...Il Sacred Space, che ospitava due grandi Teepee e cerchi di meditazione, dove si sperimentavano diversi modi di lavorare con l'energia dei corpi, in un senso universale di condivisione e nel rispetto pieno di Madre Terra
.

Sulla base dell'affluenza degli anni passati, era previsto l'arrivo nel Campus di piu' di 30,000 persone e nell'aria c'era molto fermento per far si' che l'evento non deludesse nessuno, senza comunque perdere di vista il messaggio fondamentale: la necessita' di ripensare questo mondo e cambiando la mentalita' delle persone che (chi piu' , chi meno) hanno contribuito a disastrarlo.
Negli ultimi anni si e' avuta una totale disconnessione tra il nostro modo di vivere con troppi comfort inquinanti e questo nostro ecosistema ormai ammalato.
L'evento si proponeva di sensibilizzare le persone verso una riconnessione alla naturalita' della vita, spingendole a considerare energie alternative e pulite, adottando anche piccoli accorgimenti quotidiani che possono permettere al singolo individuo di aiutare la societa' intera nella costruzione di un mondo migliore.
Per questo motivo venivano utilizzati piatti e bicchieri in plastica dura, che venivano dati in prestito a chi volesse consumare cibo o bere qualcosa all'interno dell'area e che necessariamente dovevano essere riconsegnati per il lavaggio e il riutilizzo.

L'evento era alcool free, cioe' era vietato l'accesso a qualsiasi sostanza alcolica, con un rinforzo di questo divieto anche a seguito degli arresti avvenuti in numero massiccio durante il precedente Pic nic Day.
A questo proposito c'erano degli studenti volontari che si occupavano di controllare che nessuno violasse questo importante precetto.
Nel giornale di Davis del giovedi' veniva consigliato ai partecipanti di portarsi da casa acqua in bottiglie che potevano essere riempite gratuitamente, dato che anche le varie cocacola o simili non erano reperibili nel Campus per tutti e tre i giorni del Festival.
Il grande successo che questo evento ha avuto mi ha subito fatt
o pensare che un altro modo di comportarsi e di approcciarsi alle feste sia piu' che possibile e che non e' assolutamente necessario ubriacarsi per sentirsi fuori di se.
Non a caso appena entravi nel campus i profumi ed i suoni di Djambe' ti coninvolgevano al punto da farti sentire libero di esprimerti in danze o comunque di autorizzarti a provare sensazioni di leggerezza e condivisione.Un'unitarieta' tangibile, entro la quale tutte le persone potevano sentirsi parte fondamentale.
Anziani, giovani, bambini..Tutti insieme nello stesso momento e nello stesso luogo , vestiti ed agghindati con colori accesi , vistose collane, piedi nudi, disegni di farfalle sul volto, corone di foglie e di fiori sul capo..
Mi sentivo come a cavallo tra gli anni 60 e 70 all'epoca dei figli dei fiori ed infatti molti cosi detti " fricchettoni" stavano riuniti la' con i lor
o camper e le loro scritte " PEACE" dei colori dell'arcobaleno.
Che dirvi di piu'? Che e' un evento di tre giorni che ti resta dentro sempre,
perche' tende ad insegnare qualcosa a tutti..Forse se tutti facessimo un passo indietro, rinunciando a qualche comodita' di troppo, tornando ad essere un po' selvaggi, potremmo regalare all'intero pianeta un po' di vita in piu'..E a noi stessi un po' di leggerezza nel vivere che curerebbe tanti disturbi di ansia che ci distruggono lentamente la vita senza che ce ne rendiamo conto..
Un modo naturale di vivere, non solo e' possibile, ma e' veramente diventato necessario se si pensa di vedere un futuro innanzi a noi....Fate una Whole Earth Festival anche in italia, nei vostri paesi, proponete alle vostre amministrazioni comunali un evento del genere e non curatevi del fatto che vi penseranno PAZZI..
La pazzia e' quella della caoticita' con cui ci siamo tutti intossicati.
Sensibilizzatevi e sensibilizzate il prossimo..Niente e' impossi
bile se si comincia a capire che siamo parte di un ecosistema.


Monday, May 10, 2010

il manifesto dei diritti della Terra, CAPRIOLO ZOPPO 1854



Vorrei invitarvi a leggere questa lettera che il Capo Sattle Capriolo Zoppo scrisse nel 1854 in risposta ad una pretesa di acquisto della Terra da parte degli Usa.
Vi invito a riflettere sulle parole che seguono...Non vorrei commentarle, saranno i vostri cuori oggi a sedersi con me intorno al fuoco.

Questi sono gli insegnamenti di chi ,da sempre , ha provato ad indicarci la strada giusta e che per difendere le proprie idee ha subito E SUBISCE ANCORA un genocidio.

E CHE COSA ABBIAMO FATTO DELLA TERRA CHE LORO CI HANNO CONCESSO SENZA CAPIRE COME SIA POSSIBILE POSSEDERLA? COME E' STATO RISPOSTO, NEI FATTI, A QUEL TRATTATO?GUARDATECI ORA..GUARDATE LA TERRA DI ADESSO.

Cambiamo le nostre vite, finche' siamo in tempo.Finche' la Terra ci dara' altro tempo per ripensarci "Uomini" .

On my relationship..

Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.
Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia.
Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.
L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre.
Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.
IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.
Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.
Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.
L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.
L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.
Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.
Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.
Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.
Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.
Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.
Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.
Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.
Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!
Capriolo Zoppo, capo Seattle