Sunday, October 10, 2010

INTRODUZIONE
Kientpoos o Capitan Jack

Per piu' di mille anni I Klamath e i Modoc avevano vissuto liberi, in due zone separate di quelle terre selvagge. Poi arrivarono i bianchi e costrinsero i Modoc a trasferirsi vicino al Lago, dove gia' i Klamath viveno confinati in Riserva .Purtroppo i due gruppi non potevano vivere insieme perche', nonostante le abitudini simili, non erano in armonia tra di loro. I Modoc si sentirono presto alieni e decisero di lasciare la Riserva dei Klamath, tornando sulle sponde del Fiume Perduto sul confine tra California e Oregon.
Il capo dei Modoc era Kientpoos, che i bianchi avevano rinominato Capitano Jack.
Egli provo' a trattare coi bianchi affinche' la sua
gente potesse avere almeno una Riserva sulle sponde del fiume, ma gli fu risposto che dovevano tornare tutti nella Riserva dei Klamath, perche' quelle terre attorno al fiume (territorio casa dei Modoc), servivano a loro per far pascolare le bestie e per le coltivazioni. Kientpoos spiego' alla sua gente che fuggire dalla Riserva era stato un errore, cerco' di persuaderli a tornare indietro, nel tentativo di non provocare i coloni.
Ma la sua gente non l'ascolto', scegliendo di resistere all'oppressione da parte dei bianchi.Cosi' il 29 Novembre del 1872 la prima Cavalleggeri parti' dal Forte Klamath e fece irruzione negli accampamenti dei Modoc chiedendo a Capitano Jack di disarmare la sua gente.
Anche questo tentativo di non mettersi in pericolo fu vano.
I Modoc conoscevano molto bene il territorio delle Lava Beds e quando iniziarono gli spari, un soldato bianco fu il primo a morire, mentre altri sei rimasero feriti. I Modock ebbero la meglio in questa zona.
Ma mentre questo gruppo vinceva, altri bianchi volontari armati stavano attaccando un altro gruppo di Modoc rappresentati da un sotto capo conosciuto come Hooker Jim.
L'esito di questo attacco fu opposto e molti Modocs furono uccisi.
Hooker giuro' vendetta per la sua gente e parti' al contrattacco uccidendo 12 bianchi. Quando lo venne a sapere il Capitano Jack , si dispero' perche' sapeva che mentre loro festeggiavano queste uccisioni, l'esercito dei bianchi sarebbe arrivato di nuovo.
Il 17 Gennaio del 1873 infatti i coloni tornarono al contrattacco, ma di nuovo i territori ostili aiutarono i Nativi Modock , che non ebbero neanche una perdita, al contrario dei bianchi che morirono in almeno 37. A quel punto fu chiaro a tutti che i Modock avrebbero vinto sempre, cosi' l'esercito tento' una pace con Capitano Jack. In simbolo di pace fatta, la cugina di Kientpoos(o Jack) si sposo' con un interprete bianco.Sembro' un bel passo in avanti.I bianchi promisero ai Modock che avrebbero avuto la loro propria Riserva. Il Capitano Jack prese le distanze dal sotto capo Hooker e da coloro che si erano resi responsabili dell'uccisione dei 12 bianchi.
Questo gli costo' carissimo.Hooker e i suoi uomini e iniziarono a prendere in giro Jack, vociferando che la sua era una finta trattativa di pace.
Fecero arrivare all'orecchio dei coloni la voce che Capitano Jack stava tramando alle loro spalle, li stava solo illudendo di essere in pace e che ben presto qualcuno
di importante dell'esercito sarebbe stato ucciso.

Durante una riunione di pace, furono uccisi davvero un Reverendo ed un Generale. Jack non c'entrava niente, ma per il pettegolezzo messo in giro dalla gente di Hooker, egli fu accusato di duplice omicidio. Il 15 Aprile 1873 l'esercito torno' a sparare, facendo indietreggiare i Modoc lontani dall'acqua e questa volta furono bombardati durante la notte.La situazione per i Modoc si fece seria, ma provarono a resistere rifugiandosi nelle grotte di lava che sono sparse su quel territorio.Putroppo, dopo aver resistito per 5 mesi , furono catturati e fatti prigionieri in piccoli gruppi...Non ebbero mai la Riserva promessa, Capitano Jack ebbe una sentenza di morte per impiccagione insieme ad altri.
Un' intera identita' di persone fu perduta la', cancellata dai coloni che potettero finalmente far pascolare le loro mucche.
(*informazioni storiche e date sono attinte dalla fonte:" Captain Jack's Historic Trail"published for Lava Beds National Monuments,by Lava Beds Natural History Association)
PRIMO ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO
Il 5 Settembre ricorreva il nostro primo anniversario di matrimonio.Da tempo ero curiosa di visitare le zone attorno al Monte Shasta, seguendo i consigli di molte persone incontrate che sanno della mia passione per la storia e la cultura dei Nativi Americani. Sapevo anche che i paesaggi sembrano dipinti e che la lunga strada da percorrere da Davis a Shasta ed oltre(verso le Lava Beds) e' qualcosa di sensazionale alla vista. E cosi' abbiamo deciso di regalarci un week-end dedicato alla natura ed al viaggio con macchina fotografica.


IL LAGO SHASTA
Come prima tappa, dopo diverse ore di viaggio, siamo andati a visitare le grotte scavate nel monte sopra il lago Shasta, che e' un lago artificiale ed ha la forma di una mano. Il battello ci ha portati da una sponda all'altra del lago rinfrescandoci un po'.
Arrivati a destinazione, un pullman ci ha guidati fino alle grotte.Quando siamo stati abbastanza in alto, abbiamo rivolto lo sguardo verso il basso e quel lago era uno specchio celeste che interrompeva con dolcezza la vegetazione circostante. Qualcuno lo attraversava con piccoli motoscafi, lasciando scie bianche che sembravano ferite nella mano blu. Siamo entrati a visitare le grotte naturali , scoperte un secolo fa. Dentro lo spettacolo delle stallattiti e stallagmiti che creano stanze di bellissimi cristalli.
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SHASTA town AI PIEDI DELLA MONTAGNA.
Dopo un panino consumato nei pressi del Lago, siamo ripartiti in direzione Weed. Prima di giungere al luogo del Motel che avevamo prenotato, volevamo sostare qualche ora a Shasta, nel paese da me conosciuto per la comunita' di figli dei fiori. In effetti e' un piccolissimo centro dove tutto sembra amichevole, pulito e colorato in modo vivace. La vera fama di Shasta paese e' l'acqua. Ci scorre un'acqua purissima che arriva direttamente dal monte che domina tutta l'area circostante. Eravamo ai piedi di quella che e' considerata una montagna spirituale. Abbiamo consumato una merenda/cena in un pub caratteristico ed economico mangiando piccantissime ali di pollo e patatine fritte, che pero' non sapevano di fast food. Nel centro del piccolo borgo c'e' una fontana pubblica dove e' possibile godere gratuitamente di quest'acqua che davvero e' qualcosa di unico.Fresca, pulita, insapore. L'acqua di Davis e' imbevibile , piena di calcare e dal sapore di cloro.Non so con quale coraggio nei ristoranti ti servono quella del rubinetto! E' un disastro sia per lavarsi i capelli che per lavare i panni, figuriamoci berla! Avevo le mani sotto la fontana sgorgante dell'acqua prodotta dal Monte Shasta, era come se la mia sete si fosse accesa tutta insieme, bevevo come se non lo facessi da una vita, dissetandomi e bagnandomi la faccia e forse anche la maglietta.Non mi importava.Ero andata la', mentre Roberto comprava qualcosa da mangiare per la sera, con una bottiglia in mano; l'avevo riempita fino all'orlo e richiusa.Poi mi sono rituffata a bocca aperta sotto quello zampillo di acqua fesca.


MOTEL 6
Sempre per ribadire che per poter girare bisogna sapersi accontentare ed imparare a risparmiare, abbiamo deciso di alloggiare in un Motel.
Uno dei piu' decenti che si possano trovare lungo le strade della California.Del resto avremmo solo dovuto dormirci due notti, trascorrendo le intere giornate fuori. Non avevamo certo bisogno della suite reale!
Appena entrati nella stanza, con la porta che si apriva con una scheda magnetica, abbiamo realizzato che l'igiene non era il punto di forza.
Prima di noi doveva esserci stata un'intera famiglia col pedigree, dati i peli di cane sparsi dappertutto, compresa la coperta.
Il pavimento del bagno scricchiolava sotto le scarpe perche' pieno di rena e probabilmente il water era stato disinfettato alla buona.Non amo discutere con la gente che lavora, ma in questo caso ogni limite della mia sopportazione umana era stato superato.Ciliegina sulla torta? Il libro sul comodino: la Bibbia.Proprio il mio preferito, direi..Io e Roberto siamo scesi nella notte a reclamare il nostro diritto almeno all'igiene, perche' non avremmo mai potuto dormire in quel letto peloso.
E cosi' siamo scesi con la coperta in mano, mostrando il minimo di quello che ci poteva immediatamente essere cambiato, pretendendo una pulizia globale e approfondita al mattino seguente.
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VERSO IL PARCO DEI LAVA BEDS

" State attenti ai serpenti, si nascondono bene e saltano fuori all'improvviso". Questa la raccomandazione che la signora del mini fast food ci ha fatto prima di indicarci la strada per il deserto di lava. Questo mini fast food si trova in un paesino dove sembra non esserci vita, un po' inquietante a dire il vero.Sembra che l'unica presenza del posto sia la signora obesa del fast food, che grida e ride come una faina. Le persone entrano ed ordinano le schifezze americane da portare via e poi scompaiono di nuovo nel nulla. Avrete ormai capito che un hamburger e un cestino di patatine fritte con salse, li trovi anche nel paese fantasma!


LAVA BEDS (LETTI DI LAVA)

Immaginate una strada dritta e lunga dove solo i suoni della natura ti accompagnano e il rumore dell'automobile e' uno sporadico disturbo ambientale.Una strada che si tuffa nel giallo di campi seccati al sole, interrotti da qualche arbusto verde, o da mazzi di salvia selvatica.
Una strada che all'improvviso si trova costeggiata da rupi per poi perdersi nel nero silenzioso di un deserto di lava.
La lava, che ha costruito un paesaggio selvatico e protettivo, quella stessa lava che da almeno 900 anni ricorpre una fetta di terra al confine tra California e Oregon e che e' stata un riparo valido per i nativi che furono attaccati dai coloni europei.


La lava ha scavato anche grotte dove ora vivono colonie di pipistrelli.
Il parco mette a disposizione delle Guide che accompagnano gruppi di persone all'interno di queste cave ed in percorsi piu' o meno difficoltosi.
Noi abbiamo scelto una delle grotte piu' facili da visitare , perche' specialmente io non sono la persona piu' atletica che possiate incontrare.Anzi, mi paralizzo facilmente se sento che un sasso sotto di me e' poco stabile.La grotta di lava era una discesa nell'oscurita'.I nostri occhi potevano solo essere supportati dalla luce delle torce prese all'ufficio dei turisti. Abbiamo visto i pipistrelli svolazzare sulle pareti e poi andarsi a nascondere non appena ci avvicinavamo alla zona buia in cui loro stavano facendosi gli affari propri.


Il mio momento piu' atteso era andare nel territorio dei Modoc, dove cioe' i Modoc hanno resistito per 5 mesi alle barbarie dei coloni europei. Un vero e proprio genocidio che ha cancellato una comunita' di persone, che prima di morire hanno avuto la forza, l'astuzia e il coraggio di affrontare i propri nemici.
Sconfitti poi non solo dall'aggressivita' dell'esercito bianco, ma anche per tradimento di persone ritenute amiche .
Una storia triste che il vento racconta ancora.
Ed e' davvero cosi'.Il sentiero di Capitan Jack e' fuori dal Parco. Se vuoi vederlo devi trovarlo.
Un alternanza di giallo e nero, vegetazione e lava, pianura e roccia che raccontano una storia antica eppure ancora molto viva.
Il sentiero e' percorribile a piedi, esistono un sentiero piu' lungo ed uno piu' corto.
Quando siamo arrivati noi, eravamo gli unici.Abbiamo intrapreso il percorso piu' breve, mentre il sole gia' iniziava a tramontare.Mi e' parso di avvertire una presenza ci stava seguendo. Era uno spirito amico, che non mi faceva paura, anzi l'avrei voluto abbracciare con le braccia.
Ogni roccia che incontri puo' essere spugna di un sangue caduto per mano di bianco, , non esiste un rumore laggiu', ma seti siedi in religioso silenzio, puoi sentire le grida dei guerrieri che difendono la loro tribu' e che combattono nascosti nelle insenature fatte di roccia lavica. Gli spiriti che ancora vivono la', forse non troveranno mai pace. Mi hanno accompagnata,camminandomi alle spalle.
Mi sono risvegliata in quella parte di me che non appartiene a questa mia vita. Non ho proferito parola.Ho solo respirato quell'aria, quanto piu' fosse possibile per i miei polmoni.Per portarne un po' con me per sempre. Anche Roberto mi pareva perso nei colori di un cielo che prendeva la tinta della pianura ingiallita, ma mai allentando l'attenzione a me e ad ogni mio passo, ricordandomi di stare attenta a dove mettessi i piedi,perche' potevano saltare fuori i serpenti!!!





Siamo poi arrivati all'ultima tappa del nostro meraviglioso viaggio nella terra dei Modoc.
La montagna con le iscrizioni...Un fianco di una montagna ormai abitata solamente da falchi ed aquile, dove i Nativi hanno descritto con i loro simboli: l'alternanza delle stagioni, gli accampamenti, il fiume, le piante, le cose religiose e chissa' quanto altro.
E' una montagna ormai recintata da filo spinato, grazie all'educazione di qualche gentile personaggio che e' andato ad inciderci i cuori con le iniziali o qualche stupido stupido graffito.
Imbarazzante e vergognoso, triste e volgare.
Perche' mi devo sempre vergognare di queste abitudini cretine dell'uomo?
Comuqnue si possono ammirare i graffiti originali delle tribu' che vi hanno abitato e vi mostro quelli, i cuori e le iniziali di qualche stupido non li ho fotografati!


5 comments:

  1. grazie per avermi fatto viaggiare virtualmente con te. Chissà se si sono accorti anche della mia presenza e adesso veglieranno anche su di me. Io ci conto <3

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  2. Come sempre, susciti troppe riflessioni... proviamo ad andare per punti...
    1) pollice su per la "la signora obesa del fast food, che grida e ride come una faina". Non esattamente il simbolo del nostro modello di vita, ma, caspita, vivere in quel contesto allucinat(ori)o per il gusto horrorifico dei turisti è tanta roba!!!!! Una macchietta che sicuramente andrà scomparendo! Sempre che sia esistita (e se fosse stato DAVVERO un villaggio fantasma? bua ha ha...). Comunque secondo me quella i serpenti se li mangia!
    2)Quei deserti americani mi hanno sempre affascinata, e ora vederli attraverso i tuoi occhi e i tuoi racconti mi emoziona sempre più... la lava, che per un verso "pulisce via" tutto", per un altro ti lascia la sensazione che tutto sia ancora "caldo"... come un bagno di lacrime, una ferita aperta, una pozza di sangue. Se mai potrò vedere quei posti, sono sicura che respirerò nell'aria queste due sensazioni: dolore e riconciliazione. Così, su due piedi, non so nemmeno dirti perchè lo scriva, la coesistenza di queste emozioni non ha razionalmente senso. MA nella ciclicità delle stagioni e della vita all'interno della Natura, nel tempo e nello spazio, tutte le forti emozioni, le sofferenze e le "liberazioni" insieme, quindi, possono forse coesistere insieme in un unico respiro. Nel vento che senti soffiare anche tu.
    3)Nel silenzio, all'ombra delle rocce, sei riuscita a fotografare anche un'aquila... o un falco! stupend*!!!!!

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  3. 4)Un archeologo mi spiegava anche un pò divertito che durante scavi di età romana e medievale a cui aveva partecipato erano state rinvenute sulle pareti delle case delle scritte. No, nessuna decorazione nobiliare, iscrizione rituale o indicazione stradale. Ieri come oggi, erano semplici vandali. E se all’epoca queste scritte erano fatte per di più per ingiuriare e indispettire il destinatario, causano la stessa nostra riprovazione sociale, a distanza di 500, 1000 anni, persa gran parte della carica emotiva (in quanto si è persa parte della loro comprensibilità... puoi decifrare un "Lucio m*erda"... ma che era Lucio? E perché e per chi era una m*erda?)sono diventati un documento, uno "spaccato antropologico", un condimento forse un po' rustico di quella Storia che ci propinata sui libri, filtrata. Da questo punto di vista i graffiti che hai trovato tu sono già una testimonianza.. Della membri corta di chi li ha tracciati, per esempio. Del sacrificio vano (va detto, purtroppo) di quella tribù che non solo non è riuscita a guadagnarsi il rispetto di almeno alcuni dei discendenti dei loro (vigliacchi) aggressori, ma non ha potuto evitare che simili brutture si ripetessero (vedi.. boh, praticamente qualunque umano nel mondo va bene). Per il mio, il nostro punto di vista, ci sarebbe volendo un altra differenziazione dei graffiti: quelli in contesto ad alta densità umana e quelli sulla natura. "Smarcare" un parete, un portone, persino un monumento in un area di alta "tensione" emotivo-celebrale, come un paese, una città, una metropoli, è un modo per rinegoziare significati e modi di essere specifici umani (non per questo lo approviamo, è solo un ulteriore modo di "comprendere", il gesto).

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  4. Pensa ad esempio ai segni lasciati dai prigionieri all'interno delle carceri: ultime tracce di "rifiuti sociali" che dinanzi all'evidenza del loro destino si ostinano, loro malgrado a resistere. E questo è quanto - forse - è accaduto per gli indiani. Rapportato al loro stile di via, quelle pareti di roccia sono effettivamente quello che sono le pareti dei palazzi per noi in città. Altra cosa sono gli sfregi alla Natura: li abbiamo visti, per esempio, in grotte di recente scoperta, assolutamente non antropizzate e passaggio solo temporaneo, e controllato, di uomini che per lo più non si conoscono e non hanno intrecciato la loro storia con la Storia del posto. Certo non si può mai sapere come evolverà la situazione di quella grotta: magari in futuro diventerà un rifugio per gli uomini durante una guerra nucleare, vai a sapere... ma fino a quel momento quel graffito, anzi quello sfregio rimarrà ancora meno giustificabile perché totalmente privo di un referente (neanche chi l'ha scritto forse tornerà mai a vederlo!)e, nella sua banalità, spesso privo di un significato... il graffito dell'uomo bianco che hai trovato tu, da questo punto di vista, rientra anche in questa categoria, forse... mah!

    ...comunque se venissero in mente altri punti… li aggiungerò poi… qui ho dovuto fare in più parti perché effettivamente era venuta fuori una cosa un po’ lunghetta!!!! kisses

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  5. letto, tutto d'un fiato... le storie dei nativi che ci racconti sono pezzi di cultura che non conoscevo... i tuoi racconti sono intrisi di profondo coinvolgimento emotivo...
    triste constatare come la barbarie della prepotenza sia arrivata a distruggere un'intera etnia, un genocidio di cui la cultura occidentale non vuol parlare...

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